Cefalea primaria frequente e disabilitante posizionata al 19° posto nella graduatoria delle patologie disabilitanti.
L’emicrania è caratterizzata da un dolore pulsante localizzato ad un lato della testa (da cui il nome emicrania, “mezzo cranio”), della durata variabile da qualche ora fino a qualche giorno, che può aggravarsi con la normale attività fisica.
Rispetto alla cefalea tensiva, il dolore dell’emicrania è più disabilitante, la sua intensità è media o grave, ovvero limita o impedisce del tutto lo svolgimento delle attività quotidiane.
L’emicrania è distinta in due sottogruppi:
- Emicrania senza aura
- Emicrania con aura, caratterizzata da sintomi neurologici che precedono e a volte accompagnano la fase algica. I sintomi premonitori si manifestano nel 60% dei casi a partire da poche ore o 1-2 giorni prima dell’attacco, con alterazione del tono dell’umore e del comportamento, sintomi neurologici (difficoltà di concentrazione, sbadigli, sonnolenza, fono/fotofobia) e sintomi sistemici (sete, aumento della diuresi, ricerca di cibi particolari, dissenteria o costipazione, mialgie).
Il dolore presentato è unilaterale nel 40% dei pazienti, bilaterale nel 28% e variabile nel restante 32%. L’intensità è medio-forte e porta ad impedimento o forte limitazione delle attività della vita quotidiana. Il paziente tende a rimanere immobile a letto, al buio e al silenzio e può presentare sintomi associati come fotofobia, nausea e vomito.
Oltre alla valutazione della sintomatologia, è opportuno considerare anche la presenza di fattori scatenanti che aumentano la probabilità che un soggetto emicranico sviluppi un attacco nel breve periodo e la presenza di fattori aggravanti che portano ad un aumento dell’intensità o della frequenza degli attacchi.
La vera causa dell’emicrania è tuttora sconosciuta. Classicamente il meccanismo di insorgenza del dolore è stato ricondotto alla vasodilatazione alla quale segue un’improvvisa costrizione dei vasi cerebrali.
La causa che la genera è ancora sconosciuta, in individui predisposti, può essere scatenata dai seguenti fattori e condizioni:
- Stress (cefalea pomeridiana dopo lunghe ore di lavoro);
- Riduzione delle ore di sonno;
- Malocclusioni dentarie;
- Cattive posture o posizioni scomode (assunte per molto tempo nell’arco della giornata);
- Pasti irregolari o alimentazione errata;
- Astenopia (condizione passeggera di affaticamento degli occhi);
- Astinenza da caffeina;
- Fattori psicologici.
Tra i fattori psicologico-comportamentali ritenuti più influenti nell’innescare gli episodi di cefalea tensiva vi è lo stress, specie se protratto per lunghi periodi. Sebbene il meccanismo neurobiologico non sia noto, si ritiene che lo stress protratto determini un aumento dell’attività simpatica che, negli individui predisposti, determina un aumento della tensione dei muscoli delle spalle, del collo, della fronte e della masticazione. Ciò produce una compressione dei vasi sanguigni che porta a sviluppare quello che potrebbe sembrare un semplice mal di testa da stress, ma che invece è una vera e propria cefalea tensiva (fortemente invalidante quando si cronicizza).